Collana Tesi
Amnesìa
Il Mediterraneo di Taranto
Vincenzo Moschetti,
didapress
italiano
24x27 cm
64 pagine/pages
ISBN 978-88-9608-070-2
© 2016
Vincenzo Moschetti
Vincenzo Moschetti, Taranto, 1991, architetto. Si forma presso la Scuola di Archi- tettura dell’Università degli Studi di Firenze laureandosi nel 2015 con Michelange- lo Pivetta. Dal 2013 collabora presso il Laboratorio di Progettazione dell’Architettu- ra II presso la stessa Scuola. Dal 2015 è dottorando in Progettazione Architettonica e Urbana, XXXI ciclo, DIDA, Università degli Studi di Firenze.
Seguendo la visione di Jacques-Yves Cousteau il quale dichiarava “dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vede- re, pensare, vivere come prima”, persevera nell’indagine del rapporto tra Architet- tura e Mare alla ricerca di quella forte idea mediterranea e di quei valori ancora vali- di per la composizione di un progetto contemporaneo dove l’abitare riveste un ruolo essenziale.
Ogni anno, d’estate, le città del Mediterraneo si riversano nel mare.
Ogni estate, la città di Taranto, stagione dopo stagione, ritrova la sua memoria. La storia parte da secoli lontani, fa parte di una coscienza molto profonda ormai assorbita dall’intera città, una coscienza che col tempo è quasi svanita.
Potrebbe tradursi così la vicenda contemporanea di questo luogo, una città mediterranea che soffre di amnesìa.
L’indagine su cui la pubblicazione si costruisce passo passo è quella della ricerca — a tratti affannosa — dell’identità perduta del luogo della restituzione attraverso l’architettura di una dignità, di un (ri)scoperta che sappia guardare oltre il dramma. L’Architettura diventa quindi, attraverso questo lavoro, il mezzo di narrazione di un oblio, prima che la distruzione totale di questo angolo di mondo si realizzi. Ancor prima della stesura dei tre progetti proposti, un museo del mare, un mercato del pesce e una scuola velica, avviene la lettura di questo mondo — strato per strato come fece George Gissing — ‘fotografando’ luoghi, disegnando spazi, intervistando coloro che ne fanno parte: gente dimenticata. Di queste tracce, più di ogni altra cosa — parallelamente all’Architettura —, sono protagonisti i bambini e i pescatori, coloro che giorno per giorno, crescendo tra questi vicoli, insegnano come “Taranto non sia solo ILVA”. Ed effettivamente è stato questo il vero punto di partenza, guardare oltre il dramma — riconoscendolo —, tracciare una possibile via di fuga per questo pezzo di mare. L’esigenza, architettonica e umana quindi, si traduce nella creazione di luoghi e progetti atti a ricostruire la città, come a seguito di un terribile terremoto o di una feroce guerra, affinché torni a vedere, affinché la città ricordi non solo per un’altra estate.